OBERON: (…) Guarda che soave spettacolo! Adesso questa sua passione comincia a farmi pena. L’ho incontrata poco fa nel bosco, in cerca di dolci frutti per questo stupido obbrobrio; l’ho rimproverata e ci siamo litigati; aveva cinto quelle sue tempie pelose con una coroncina di fiori freschi e profumati; e la rugiada, che di solito trema sui bocci come perle rotonde e lucenti, s’era fermata sugli occhi di quei fiorellini come lagrime che deplorino la loro stessa onta. (…) Disincantiamo la regina: Torna ad esser quel che eri/a veder quel che vedevi/Questo è il magico potere/di Diana e del suo fiore. Svegliati Titania, dolce regina mia, svegliati!
TITANIA: Oberon mio, che visione ho avuto! Credevo d’essere innamorata di un ciuco.
OBERON: Eccolo il tuo amore.
TITANIA: Ma come è accaduto tutto ciò? Agli occhi miei quella faccia adesso fa schifo
(…) OBERON: Forza, la musica… Ecco regina mia, prendi le mie mani, e facciamo dondolare il terreno su cui dorme questa gente… Adesso tu ed io siamo tornati amici.
Shakespeare – Sogno d’una notte di mezz’estate – atto IV; scena I