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Category Archives: Poesia

Sto nel fragore

di un lido tormentato dalla risacca,

stringo in una mano

granelli di sabbia dorata.

Soltanto pochi! E pur come scivolano via,

per le mie dita, e ricadono nel mare!

Ed io piango – io piango!

O Dio! Non potrò trattenerli con una stretta più salda?

O Dio! Mai potrò salvarne

almeno uno, dall’onda spietata?

Tutto quel che vediamo, quel che sembriamo

non è che un sogno dentro a un sogno?

E.A. PoeIl corvo e tutte le poesieUn sogno dentro a un sogno, strofa seconda

Voler bene a una persona

è un lungo viaggio –

rupi, cadute d’acqua e bui

improvvisi, dilatati

il chiuso di foreste,

lampi a volte

sul silenzio così vasto del mare

e strade sopraelevate, grida

viali immersi all’improvviso

in una luce sconosciuta.

Voler bene a uno, a mille, a tutti

è come tener la mappa nel vento.

Non ci si riesce ma il cuore

me l’hanno messo al centro del petto

per questo alto, meraviglioso fallimento.

Sugli altipiani di ogni notte

eccomi con le ripetizioni e le mani

rovesciate

della poesia:

non farli stare male, sono tuoi,

non farli andare via.

Davide Rondoni, Voler bene a una persona, Avrebbe amato chiunque

Pure quanno m’addormo te penzo

pecché dormo liggiero liggiero

pe’ chissà te venesse ‘o penziero

‘e te sosere e correre ccà.

L’ata notte in’ ‘o mmeglio d’ ‘o suonno

cu no zumpo me songo scetato:

me truvavo cu ttico abbracciato.

Era n’ombra… e che vuo’ cchiù durmì!

Ma chell’ombre ca pàreno ‘o vero,

ca se mòveno e fanno remmore,

ca respirano e siente ‘o calore

‘e nu sciato ca sciata pe’ tte,

ca respirano e appannan’ ‘e llastre

ca po’ restano overo appannàte.

Comme a dinto ‘a nu cunto d’ ‘e ffate

tu te ncante e te miette a parlà.

“Sei venuta?” “E tu nun me vulive?”

“Neh, guardate! Mò nun te vulevo!

Sulamente ca nun ‘o ssapevo

ca sarisse venuta addu me.”

“E… te siente nu poco sperduto?”

“Nun me sento nè nterra né ncielo”…

Tutto nzieme è scennuto nu velo

e te sento sultanto parlà.

“Damm’ ‘a mano” e tu ‘a mano me daie,

e restammo accussì dint’ ‘o scuro.

Cchiù t’astregno cchiù songo sicuro

ca stu velo cchiù fitto se fa.

“Isabè”, ma tu non me rispunne.

“Isabella!”, e nun sento cchiù ‘a voce,

ma te sento cchiù viva e cchiù doce

quanno ll’ombra t’ ‘a chiamme addu te.

Eduardo De FilippoLl’ombraO’ penziero e altre poesie

Appoggia, amore, il tuo capo assonnato

umano sul mio braccio senza fede;

in cenere riducono le febbri

e il tempo la bellezza individuale

dei bambini pensosi, e la tomba

mostra quanto sia effimero il bambino:

ma fino all’alba dentro le mie braccia

che la viva creatura s’abbandoni,

colpevole, mortale, ma per me

quella che sola ha intera ogni bellezza.

L’anima e il corpo limiti non hanno:

agli amanti, quando sono distesi

sul suo incantato e docile declivio

nella loro consueta tenerezza,

grave manda Venere la visione

d’una sovrannaturale armonia,

d’amore o di speranza universali;

mentre un’astratta intuizione sveglia

in mezzo ai ghiacciai e tra le rocce,

dell’eremita l’estasi carnale.

La certezza, la fedeltà trascorrono

al rintoccare delle mezzanotte

come le vibrazioni di campane,

e i pazzi levano secondo l’uso

il loro uggioso grido pedantesco:

il costo fino all’ultimo centesimo,

tutte le carte temute predicono,

sarà pagato, ma da questa notte

non un solo bisbiglio o un pensiero,

non un bacio, uno sguardo sia perduto.

Beltà, visione e mezzanotte muoiono:

possano i venti dell’alba che soffiano

soavi intorno al tuo capo sognante

mostrare un tale giorno di dolcezza

che l’occhio e il cuore scosso benedicano,

trovino sufficiente questo mondo

mortale; aridi meriggi ti vedano

nutrito dai poteri involontari,

notti violenteti lascino illeso

proseguire con ogni amore umano.

W.H. Auden Un Altro Tempo Persone e Posti XVIII

Ch’io fossi allora -o sia: tu muovi sopra

di me, infinita tenebra di luce.

E il Sublime che nello spazio appresti, io irriconoscibile

sul mio volto che veglia lo accolgo.


Notte, sapessi come io ti guardo,

come il mio essere nella rincorsa arretra

per osare slanciarsi fino a te;

e come potrò credere che bastino due cigli a contenere

questi fiumi di sguardi che s’incalzano?

Rainer Maria Rilke Poesie alla notte42

La tua anima è un fiume, mio amore,

scorre in altro tra le montagne

tra le montagne verso la piana

verso la piana senza poterla raggiungere

senza raggiungere il sonno dei salici piangenti

la quiete dei larghi archi di ponte

dell’erbe acquatiche dell’anatre dalla testa verde

senza raggiungere la dolcezza triste delle superfici piane

senza raggiungere i campi di grano al chiaro di luna

scorre verso la piana

scorre in alto tra le montagne

tirandosi dietro le nubi, che si fondono e si separano

portandosi di notte le grosse stelle

le stelle delle cime delle montagne

il sole azzurro delle nevi delle montagne

scorre schiumeggiando mescolando nel fondo le pietre bianche con quelle nere

scorre con i suoi pesci che nuotano contro corrente

vigili nelle curve

s’inabissa e s’inalbera

pazza del proprio fragore

scorre in alto tra le montagne

tra le montange verso la piana

verso la piana inseguendola

senza poterla raggiungere.

Nazim Hikmet La tua anima è un fiume

Il peso del mondo

è amore.

Sotto il fardello

della solitudine,

sotto il fardello

dell’insoddisfazione


il peso,

il peso che trasportiamo

è amore.


Chi può negarlo?

Nei sogni

sfiora

il corpo,

nel pensiero

costruisce

un miracolo,

nell’immaginazione

langue

finché è diventato

umano-


si affaccia dal cuore

ardente di purezza-

perchè il fardello della vita

è amore,


ma trasportiamo il peso

stancamente,

e così dobbiamo riposare

tra le braccia dell’amore

finalmente,

dobbiamo riposare tra le braccia

dell’amore.


Non c’è riposo

senza amore,

non c’è sonno

senza sogni

d’amore-

pazzi o gelidi

ossessionati da angeli

o da macchine,

il desiderio estremo

è amore

-non può essere amaro,

non può negare,

non può con tenersi

se negato:


il peso è troppo greve


-deve dare

senza nulla riavere

come il pensiero

è dato

in solitudine

in tutta l’eccellenza

del suo eccesso.


I tiepidi corpi

brillano insieme

nel buio,

la mano si muove

verso il centro

della carne,

la pelle trema

di felicità

e l’anima viene

gioconda nell’occhio-


sì, sì,

è questo che

volevo,

ho sempre voluto,

ritornare

al corpo

in cui sono nato.

Allen Ginsberg –  Jukebox all’idrogeno Canzone

Il profondo essere della natura conterrà il tuo,

il suo spirito abbraccerà tutto il tuo spirito,

il suo alito assorbirà i tuoi sospiri.

Mortale, sebbene il conto della vita sia presto finito,

chi vive una volta, non muore mai.

Emily BrontePoesie

Del mondo antico e del mondo futuro

era rimasta solo la bellezza, e tu,

povera sorellina minore,

quella che corre dietro ai fratelli più grandi,

e ride e piange con loro, per imitarli,

tu sorellina più piccola,

quella bellezza l’avevi addosso umilmente,

e la tua anima di figlia di piccola gente

non hai mai saputo di averla,

perché altrimenti non sarebbe stata bellezza.

Il mondo te l’ha insegnata.

Così la tua bellezza divenne sua.

Del pauroso mondo antico

e del pauroso mondo futuro

era rimasta solo la bellezza e tu

te la sei portata dietro con un sorriso obbediente.

L’obbedienza richiede troppe lacrime inghiottite,

il darsi agli altri, troppi allegri sguardi

che chiedono la loro pietà.

Così ti sei portata via la tua bellezza,

sparì come un pulviscolo d’oro.

Pier Paolo PasoliniMarilyn – Versione recitata da Renato Guttuso

Andava e veniva, delicata e fatale, carica d’infinita energia, dall’altro lato delle salde sbarre e tutti la guardavamo. Era la tigre di quel mattino, a Palermo, e la tigre dell’Oriente e la tigre di Blake e di Hugo e Shere Khan, e le tigri che furono e che saranno e insieme la tigre archetipa, poichè l’individuo, nel suo caso, è tutta la specie. Pensammo che era sanguinaria e bella. Norah, una bambina, disse: E’ fatta per l’amore.

Jorge Luis Borges Storia della notte La tigre