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La tua anima è un fiume, mio amore,

scorre in altro tra le montagne

tra le montagne verso la piana

verso la piana senza poterla raggiungere

senza raggiungere il sonno dei salici piangenti

la quiete dei larghi archi di ponte

dell’erbe acquatiche dell’anatre dalla testa verde

senza raggiungere la dolcezza triste delle superfici piane

senza raggiungere i campi di grano al chiaro di luna

scorre verso la piana

scorre in alto tra le montagne

tirandosi dietro le nubi, che si fondono e si separano

portandosi di notte le grosse stelle

le stelle delle cime delle montagne

il sole azzurro delle nevi delle montagne

scorre schiumeggiando mescolando nel fondo le pietre bianche con quelle nere

scorre con i suoi pesci che nuotano contro corrente

vigili nelle curve

s’inabissa e s’inalbera

pazza del proprio fragore

scorre in alto tra le montagne

tra le montange verso la piana

verso la piana inseguendola

senza poterla raggiungere.

Nazim Hikmet La tua anima è un fiume

E’ in questo silenzio dei circuiti che ti sto parlando. So bene che, quando finalmente le nostre voci riusciranno a incontrarsi sul filo, ci diremo delle frasi generiche e monche; non è per dirti qualcosa che ti sto chiamando, né perchè creda che tu abbia qualcosa da dirmi. Ci telefoniamo perchè solo nel chiamarci a lunga distanza, in questo cercarci a tentoni attraverso cavi di rame sepolti, relais ingarbugliati, vorticare di spazzole di selettori intasati, in questo scandagliare il silenzio e attendere il ritorno di un’eco, si perpetua il primo richiamo della lontananza, il grido di quando la prima grande crepa della deriva dei continenti s’è aperta sotto i piedi d’una coppia di esseri umani e gli abissi dell’oceano si sono spalancati a separarli mentre l’uno su una riva e l’altra sull’altra trascinati precipitosamente lontano cercavano col loro grido di tendere un ponte sonoro che ancora li tenesse insieme e che si faceva sempre più flebile finchè il rombo delle onde non lo travolgeva senza speranza. Da allora la distanza è l’ordito che regge la trama d’ogni storia d’amore come d’ogni rapporto tra i viventi, la distanza che gli uccelli cercano di colmare lanciando nell’aria del mattino le arcate sottili dei loro gorgheggi, così come noi lanciando nelle nervature della terra sventagliate d’impulsi elettrici traducibili in comandi per i sistemi a relais: solo modo che resta agli esseri umani di sapere che si stanno chiamando per il bisogno di chiamarsi e basta. (…) Come un bosco assordato dal cinguettio degli uccelli, il nostro pianeta telefonico vibra di conversazioni realizzate o tentate, di trilli di suonerie, del tinnire di una linea interrotta, del sibilo d’un segnale, di tonalità, di metronomi; e il risultato di tutto questo è un pigolìo universale, che nasce dal bisogno di ogni individuo di manifestare a qualcun’altro la propria esistenza, e dalla paura di comprendere alla fine che solo esiste la rete telefonica, mentre chi chiama e chi risponde forse non esistono affatto. (…) Intanto posso continuare a pensare cose che non ti dirò mai, pensieri indirizzati al telefono più che a te, che riguardano il rapporto che ho con te attraverso il telefono, anzi il raporto che ho col telefono col pretesto di te.

Italo Calvino Prima che tu dica “pronto”

Margaret era spesso rimasta perplessa davanti al sommovimento delle acque del mondo, quando dentro, così simile a un sassolino, scivola Amore. Chi è toccato da Amore, oltre all’amato e all’amante? Eppure è un impatto che inonda mille spiagge. Senza dubbio il sommovimento è lo spirito delle generazioni: accogliendo le nuove generazioni sfida il Destino ultimo che nel palmo della mano tiene tutti i mari. Ma Amore, questo, non lo capisce. Non può capire un’altra infinità; è consapevole soltanto della propria infinità -fugace raggio di sole, rosa caduca, sassolino che chiede di tuffarsi quietamente sotto la tormentosa interazione del tempo e dello spazio. Sa che alla fine delle cose sopravviverà e sarà raccolto dal Destino come un gioiello dalla melma e passato di mano in mano con ammirazione nell’assemblea degli dei. “Gli uomini hanno prodotto questo”, diranno e, dicendolo, daranno loro l’immortalità. Ma nel frattempo… che confusione nel frattempo!

E.M. ForsterCasa Howard

Agnes: E’ una bella giornata.

Laborde: Meravigliosa… proprio adatta per iniziare una nuova vita… purchè lei sia disposta…

Agnes: Purtroppo ci si deve sparare, prima di iniziare una nuova vita.

Laborde: Parole amare in bocca a una giovane signora… ma può essere certa che non ci si può mai sparare abbastanza…

Agnes: E lei lo fa spesso?

Laborde: Si. è in un certo modo il mio suicidio quotidiano.. diciamo che sopravvivo per abitudine…

Agnes: (diffidente) Cosa sa dunque di me?

Laborde: Che lei ha tutte le ragioni per iniziare una nuova vita.

Agnes: Non ne sono più capace.

Laborde: Perchè si è incagliata in una nuova irrealtà.

Agnes: Devo sostituirla con un’altra?

Laborde: La nostra vita non consiste in nient’altro che questo… la realtà è solo nell’ininterrotto avvicendarsi delle irrealtà.

Agnes: Oppure si persiste in un’unica irrealtà e ci si convince che questa sia l’unica realtà… basta solo avere una fantasia abbastanza disciplinata…

Laborde: La fantasia della rassegnazione. (…) Lei è una truffatrice… lei vive al di sopra delle sue possibilità spirituali… vuole fingere con se stessa e con gli altri una realtà spirituale che non possiede… anzi, che non vuole nemmeno possedere… non mi meraviglierei se lei si uccidesse davvero, una volta o l’altra…

Agnes: Che devo fare? Le cose astratte non servono…

Laborde: Prima di tutto rendersi conto di essere una truffatrice…

Agnes: Bene, me ne rendo conto… ma anche questo è ancora astratto… (…) ma trovo che argomenti concreti siano indiscreti…

Laborde: E allora ragioniamo in astratto… supponiamo, sempre in astratto, che arrivi qualcuno e che abbia davvero il coraggio di truffare…

Agnes: Che genere di truffa?

Laborde: La più grande, che neutralizza se stessa perchè è quella del cuore e si chiama amore…

Agnes: Walther Ruthart mia ama.

Laborde: Non parlo di persone concrete, ma in astratto… non le ha mai detto qualcuno che la desidera perchè lei è così com’è…

Agnes: Questo non mi sembra tanto astratto…

(…)

Laborde: … e che lui ama invece solo la sua pelle e il profumo di questa pelle, che lui ha bisogno del suo respiro e vuole vivere nell’alito di questo respiro…

Agnes: (piano) Ma questa sarebbe davvero l’irrealtà…

Laborde: E’ la realtà del desiderio… è la realtà della nuova vita che ricomincia ogni giorno… nessuna tranquillità, nessuna promessa di amore eterno… (commosso, a bassa voce) ma il desiderio…

Agnes: (confusa) E questo lei lo chiama truffa…

Laborde: Si, perchè il desiderio anticipa l’infinito…

Hermann BrochInventato di sana pianta ovvero Gli affari del barone LabordeAtto Primo

 

 

 

 

 

Amore le ha riscaldato un bagno che la brucia e la tormenta.

Ora le fa bene, ora le fa male; un momento lo desidera, l’altro lo rifiuta. Accusa i propri occhi di tradimento, e dice:

“Occhi, mi avete tradita! per causa vostra il cuore, che un tempo mi fu sì fedele, ora mi ha presa in odio. Tutto ciò che vedo mi dispiace. Mi dispiace? Al contrario, mi piace; e se vedo cosa che mi dà pena, devo forse pensare di non avere potere sui miei occhi? Avrei perduto la mia forza e dovrei stimarmi ben poco se non potessi governarli e volgerli altrove! In tal modo potrò facilmente difendermi da Amore che mi vuole dominare. Occhio che on vede, cuore che non duole; e se non vedo quel valletto non ne avrò alcuna pena.

“Ma egli né mi richiede né mi prega. Dovrò io amarlo s’egli non mi ama? Se la sua bellezza attrae i miei occhi ed essi ne sono colpiti, dirò per questo che l’amo? Giammai, ché sarebbe menzogna. Così egli non ha diritti su di me, né può reclamare nulla: non si può amare con gli occhi!

“In cosa dunque hanno mancato i miei occhi se guardano ciò che desidero? Quale colpa, quale torto hanno? Devo biasimarli per questo? No, certo.

“E chi, dunque?

“Me stessa, che li custodisco. I miei occhi non contemplano nulla che non piaccia o convenga al cuore. Esso non avrebbe dovuto trovare diletto in cosa che mi facesse soffrire. E’ desiderio del cuore la causa del mio tormento.

“Il mio tormento? In fede mia, sono dunque folle se per mezzo suo, voglio ciò che mi affanna. Se posso, devo ben rimuovere un desiderio che mi arreca pena.

“Se posso? Insensata, cosa ho detto? Potrei invero ben poco se non avessi il dominio di me stessa! Crede forse Amore di guidarmi, lui che è uso a fuorviare tutti? Ebbene, conduca pure gli altri: io non gli appartengo affatto, e mai gli apparterrò, non più di quanto gli sia appartenuta in passato; né la sua familiarità mi sarà mai gradita!”

Chrétien de TroyesCligès

Il peso del mondo

è amore.

Sotto il fardello

della solitudine,

sotto il fardello

dell’insoddisfazione


il peso,

il peso che trasportiamo

è amore.


Chi può negarlo?

Nei sogni

sfiora

il corpo,

nel pensiero

costruisce

un miracolo,

nell’immaginazione

langue

finché è diventato

umano-


si affaccia dal cuore

ardente di purezza-

perchè il fardello della vita

è amore,


ma trasportiamo il peso

stancamente,

e così dobbiamo riposare

tra le braccia dell’amore

finalmente,

dobbiamo riposare tra le braccia

dell’amore.


Non c’è riposo

senza amore,

non c’è sonno

senza sogni

d’amore-

pazzi o gelidi

ossessionati da angeli

o da macchine,

il desiderio estremo

è amore

-non può essere amaro,

non può negare,

non può con tenersi

se negato:


il peso è troppo greve


-deve dare

senza nulla riavere

come il pensiero

è dato

in solitudine

in tutta l’eccellenza

del suo eccesso.


I tiepidi corpi

brillano insieme

nel buio,

la mano si muove

verso il centro

della carne,

la pelle trema

di felicità

e l’anima viene

gioconda nell’occhio-


sì, sì,

è questo che

volevo,

ho sempre voluto,

ritornare

al corpo

in cui sono nato.

Allen Ginsberg –  Jukebox all’idrogeno Canzone

Alla società si può imporre tutto, tranne ciò che ha una conseguenza. (…)

Esiste una cortesia del cuore; essa è affine all’amore. (…)

La dipendenza volontaria è la condizione più bella e come sarebbe possibile senza l’amore? Non siamo mai tanto lontani dai nostri desideri come quando ci figuriamo di possedere ciò che desideriamo. Nessuno è più schiavo di colui che crede di essere libero senza esserlo.

Non appena uno si dichiara libero subito si sente limitato. Ma se solo osa chiamarsi limitato, ecco che si sente libero.(…)

Veder trattare le cose difficili in modo lieve ci dà l’immagine dell’impossibile. Le difficoltà aumentano quanto più ci avviciniamo alla meta?

Seminare non è così faticoso come raccogliere.

GoetheLe affinità elettive

Avete intravisto una stella nelle profondità degli spazi. L’avete ammirata. E’ così lontana! Cosa temere da una stella fissa? Un giorno -una notte-, la vedete muoversi. Le distinguete un brivido di luce tutt’intorno. Quell’astro, che credevate impassibile, si sposta. Non è una stella, è una cometa. E’ l’immensa incendiaria del cielo. L’astro avanza, s’ingrandisce, scuote la sua chioma purpurea, diventa enorme. Si dirige dalla vostra parte. O terrore, viene da voi! La cometa vi conosce, la cometa vi desidera, la cometa vi vuole. Spaventoso approccio celeste. Ciò che si avvicina è l’eccesso di luce, che è accecamento; è l’eccesso di vita, che è morte. Questa profferta che lo zenit vi fa, voi la rifiutate. Quest’offerta d’amore del baratro, voi la respingete. Vi coprite gli occhi con le mani, vi nascondete, vi sottraete, vi credete in salvo. Riaprite le palpebre… -La temibile stella è lì. Non è più una stella, è un mondo. Mondo sconosciuto. Mondo di lava e di brace. Divorante prodigio delle profondità. Riempie il cielo. Non c’è più che lei. Il carbonchio delle profondità dell’infinito, diamante in lontananza, da vicino è fornace. Voi siete nella sua fiamma.

E sentite iniziare la vostra combustione con un calore paradisiaco.

Victor Hugo L’uomo che ride

Madame Olenska, toltosi il mantello, si sedette su una delle sedie. Archer si poggiò sul camino e la guardò.

“Adesso ride; ma quando mi ha scritto era infelice”, disse.

“Sì” Ellen fece una pausa:”Ma dato che lei è qui non riesco a sentirmi infelice”.

“Non rimarrò a lungo”, ribattè lui, irrigidendo le labbra nello sforzo di non aggiungere altro.

“No, lo so. Ma io sono incauta: vivo nell’attimo in cui sono felice”.

Edith WhartonL’età dell’innocenza

Il profondo essere della natura conterrà il tuo,

il suo spirito abbraccerà tutto il tuo spirito,

il suo alito assorbirà i tuoi sospiri.

Mortale, sebbene il conto della vita sia presto finito,

chi vive una volta, non muore mai.

Emily BrontePoesie